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Patanjali e gli 8 componenti dello Yoga - Yama


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Yama, i principi etici dello Yoga


Si tratta dei principi etici e delle osservanze personali che, secondo la tradizione patanjaliana, uno Yogi dovrebbe mettere in atto ogni giorno.

Considerali come delle linee guida, come una serie di indicazioni che, passo dopo passo, ti aiuteranno a vivere una vita più autentica e a raggiungere la piena consapevolezza di te stesso.

Patanjali introduce il concetto di Yama all’interno del Samadhi Pada, la seconda sezione che compone gli Yoga Sutra nella quale l’autore si occupa di affrontare il tema dei mezzi concreti per realizzare i fini dello Yoga.


«Il primo ramo dello Yoga è Yama,

e viene paragonato alle radici dell’albero

perché è la base sulla quale cresce tutto il resto»

(B.K.S Iyengar – “L’Albero dello Yoga”).


Il termine Yama può essere tradotto letteralmente come “astensioni”.

Tuttavia è importante sottolineare come in realtà non si tratti di obblighi o ingiunzioni, piuttosto di una serie di indicazioni sugli atteggiamenti da assumere nei confronti del mondo fisico e sociale che ci circonda. 

Potremmo quindi considerare gli Yama come dei punti di riferimento per il buon vivere collettivo.

Si tratta infatti di principi etici che riguardano il nostro rapporto con gli altri e che possiamo adottare come guide nella gestione delle relazioni con tutto ciò che sta intorno a noi.


«…Yama ci dice cosa si deve evitare per non danneggiare l’individuo e la società…

Queste sono discipline etiche esistite sempre e dovunque nel genere umano da tempo immemorabile»

(B.K.S Iyengar – “L’Albero dello Yoga).


Vediamo ora quali sono i 5 Yama della filosofia Yoga così come descritti dal Saggio Patanjali nei suoi Yoga Sutra:


Ahimsa

Il primo Yama riguarda la pratica della “non violenza”.

Di fatto rappresenta un invito a non fare del male e a vivere nel segno della gentilezza e della compassione nei confronti di tutti gli esseri viventi.


«Allorché per questi la non violenza diviene stabile,

vicino a lui cessa l’ostilità» (Yoga Sutra, 2.35).


La parola sanscrita Ahimsa deriva da “a”, particella negativa che significa “non” e “himsa” che vuol dire “violenza” ma anche “uccidere”, “nuocere”, “ferire” o “danneggiare”.


Satya

Il secondo Yama corrisponde al principio della “verità”.

Tale indicazione ci esorta a non mentire al fine di condurre un’esistenza illuminata dai valori dell’onestà e dell’autenticità


«Allorché per questi il dire la verità diviene stabile,

è lui a fissare il frutto delle azioni» (Yoga Sutra, 2.36).


Satya rappresenta sicuramente un invito ad esprimerci con parole e toni che siano onesti e veritieri ma, al tempo stesso, ci incoraggia ad ascoltareci e a far emergere la parte più autentica che è in noi. 

Infatti questo principio etico è particolarmente utile per aiutarci a riflettere sull’importanza di mettere l’autenticità in ogni nostra scelta, relazione o esperienza. 

Dunque lo Yama descritto da Patanjali come Satya ci porta a ricercare sempre la massima onestà nei confronti degli altri e di noi stessi.


Asteya

Il terzo Yama coincide con il principio morale del “non rubare”.

Ci esorta a mettere in pratica il concetto universale di non appropriazione e, più in generale, a non prendere qualcosa che non ci appartiene o che non ci è stato donato liberamente. 


«Allorché per questi il non rubare diviene stabile,

egli viene in possesso di tutte le gemme» (Yoga Sutra, 2.37).


Come abbiamo visto per gli altri Yama, anche il concetto Yoga di Asteya non si limita a indicare l’importanza di non sottrarre qualcosa a qualcuno.

Infatti il significato di “non appropriazione” è ben più articolato e profondo e riguarda l’arte di vivere onestamente nei confronti di se stessi e del mondo.

Pertanto lo Yogi che intende praticare Asteya è tenuto ad astenersi dall’appropriazione indebita in qualsiasi forma. Ciò significa che non farà suo alcun oggetto materiale o bene immateriale che non gli appartenga o che non gli sia dovuto. 


Brahmacharya

Il quarto Yama corrisponde al principio della “moderazione”.

Si tratta di un invito a condurre una vita guidata dalla continenza e dall’autodisciplina in modo da non disperdere inutilmente le proprie energie. 


«Allorché per questi l’astinenza sessuale diviene stabile,

egli acquista energia» (Yoga Sutra, 2.38).


Il Sutra che riguarda lo Yama di Brahmacharya fa chiaramente riferimento all’astinenza sessuale intesa come via per non disperdere le proprie energie.

Infatti devi sapere che, in passato, Brahmacharya rappresentava anche il primo dei quattro momenti della vita di un Brahmacharin cioè gli uomini della prima fra le Caste dell’India, quella dei sacerdoti.In questa fase i giovani aspiranti Brahmani erano seguiti dal proprio Maestro spirituale ed erano tenuti a dedicarsi con grande disciplina allo studio dei testi sacri.Per far sì che, in questa fase dell’adolescenza, non disperdessero le proprie energie essi erano tenuti a seguire rigorose pratiche di purificazione e devozione che prevedevano anche l’astinenza sessuale. 

Nell’Occidente di oggi lo Yama di Brahmacharya è più che altro da intendersi come un invito a condurre una vita guidata dalla continenza e dall’autodisciplina in modo da non dissipare inutilmente le proprie energie.


Aparigraha

Il quinto ed ultimo Yama è rappresentato dal concetto del “non accumulo”, inteso anche come non attaccamento agli oggetti, alle persone o alle idee.

Seguire tale indicazione può essere davvero utile per aiutarci a frenare i desideri di possesso, l’avidità e l’egoismo. 


«Allorché egli si fissa nella povertà,

la conoscenza del perché delle sue precedenti nascite [viene a lui

(Yoga Sutra, 2.39).


L’indicazione universale di Aparigraha rappresenta senza dubbio un invito a frenare la nostra avidità e l’egoismo. 

Non si tratta però di rinunciare per forza a tutto e a tutti per vivere in condizione di assoluta miseria. 

Piuttosto questo Yama ci insegna ad alleggerirci dei tanti fronzoli che spesso rappresentano degli ostacoli per la nostra evoluzione.

Di fatto, circondarci di ciò che è superfluo, non fa altro che creare dei limiti per una vita davvero tranquilla ed equilibrata.

Infatti attraverso questo Yama Patanjali ci indica la via per renderci finalmente liberi dal possesso dall’Io e del Mio. 

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