Patanjali e gli 8 componenti dello Yoga - Pratyahara
- Daniela Levari
- 20 lug
- Tempo di lettura: 2 min

LA RITRAZIONE DEI SENSI
La parola Pratyahara deriva da due termini sanscriti: “praty” che significa ” via da” e “ahara” che significa “tirare”. Il termine Pratyahara indica quindi la capacità di distaccare i sensi dal loro oggetto di desiderio.
Il Pratyahara viene spesso tradotto come controllo o ritrazione dei sensi. Il simbolo del Pratyahara è la tartaruga. Così come questo animale ritira gli arti e la testa all’interno del suo guscio, noi ritiriamo i sensi del mondo esterno portando tutta la nostra attenzione al mondo interiore.
Pratyahara è una fase che prepara alla concentrazione e alla meditazione. Rappresenta uno stadio del percorso evolutivo dell’ottuplice sentiero, spiegato negli Yoga Sutra di Patanjali. In questa fase si sviluppa un profondo ascolto interiore, per arrivare quindi a un ritiro dei sensi. Pratyahara è importante per proteggere la mente dalle perturbazioni, alimentate da un’origine esterna, come suoni, voci, profumi, immagini. In questa fase il praticante è invitato ad ascoltare attentamente le percezioni interiori.
“Siate tanto silenziosi da sentire i vostri suoni interiori. Neppure il ticchettio dell’orologio deve disturbarvi”. B.K.S. Iyengar
Le quattro forme di Pratyahara
1. Indriya Pratyhara – Il controllo dei sensi
Per purificare i propri sensi è possibile creare impressioni naturali positive meditando su elementi della natura (fiori, rocce, alberi) o in luoghi ricchi di vibrazioni positive, come nelle principali mete di pellegrinaggio. Tramite la visualizzazione interiore, invece, è possibile andare a lavorare sull’eliminazione dell’attenzione nei confronti delle impressioni esterne.
2. Prana Pratyahara – Il controllo del prana
I sensi seguono il prana, l’energia vitale, che dovrà essere sviluppato e consapevole: nel caso in cui il prana dovesse risultare disturbato, i sensi risulteranno altrettanto disturbati. Per poterlo controllare è ottima la tecnica della concentrazione nella parte superiore della testa, nel terzo occhio, nel cuore o in un altro chakra.
3. Karma Pratyahara – Il controllo dell’azione
Per poter controllare gli organi di percezione è opportuno saper controllare anche gli organi dell’azione. Il karma pratyahara consiste, essenzialmente, nella rinuncia ai frutti dell’azione e nel compimento della stessa solo per il rituale sacro di poter compiere delle azioni corrette rinunciando ai benefici che ne potrebbero conseguire.
4. Mano Pratyahara – Il ritiro della mente
Rappresenta la forma di pratyahara più complicata e difficile, poiché necessita una conoscenza approfondita delle altre tre forme. La mente, in qualità di sesto organo di senso, dovrà essere distante da qualsiasi pensiero o elemento non proprio, per poter contemplare l’interiorità in tutta la sua assolutezza.




Commenti