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Sādhana Pāda (साधानपादः), 55 sūtra - Yoga Sutra Patanjali

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II. Il cammino verso la realizzazione- Sādhana Pāda



II.1 tapaï-svâdhyâyeåvara-prañidhânâni kriyâ-yogaï

(Tapah svadhyayes’varapranidhanani kriyayogah)


tapa = austerità;

svadhyaya = lettura di brani scelti;

Isvara = ideale divino di pura consapevolezza

pranidhana = dedizione, applicazione, allineamento

ani = suffisso plurale;

kriya = azione

yoga (h) = unione


L'azione yogica ha tre componenti: disciplina, studio di sé e orientamento verso l'ideale della pura consapevolezza.

II.2 samâdhi-bhâvanârthaï kleåa-tanû-karañârthaå ca

(Samadhibhavanarthah klesatanukaranarthasca)


samādhi = unità, integrazione bhāvanā = realizzare, divenire arthaī = significato, scopo kleāa = causa di sofferenza, corruzione, ostacolo, afflizione, veleno tanā = esile, debole karaā = creare arthaī = significato, scopo ca = e


Il suo scopo è quello di disarmare le cause della sofferenza e raggiungere l'integrazione.

II.3 avidyâsmitâ-râga-dveæâbhiniveåâï kleåâï

(Avidya’smita ragadvesa abhinivesah klesah)


avidyā = mancanza di saggezza, non vedere le cose come sono asmitā = senso dell'io, egoismo rāga = desiderio, passione, attaccamento dveāa = avversione abhiniveāi = attaccamento alla vita, autoconservazione kleāi = causa di sofferenza, corruzione, ostacolo, afflizione, veleno


Le cause della sofferenza sono il non vedere le cose come sono, il senso dell'io, l'attaccamento, l'avversione e l'aggrapparsi alla vita.

II.4 avidyâ kæetram uttareæâm prasupta-tanu-vicchinnodârâñâm

(Avidya-ksetram-uttaresam prasupta-tanu-vicchinnodaranam)


avidyâ = mancanza di saggezza, non vedere le cose come sono kæetram = campo uttareæâm = altro, seguito prasupta = dormiente tanu = sottile vicchinna = interrotto, intercettato udârâñâm = attivato, suscitato


Non vedere le cose come sono è il campo in cui germinano le altre cause di sofferenza, siano esse dormienti, attivate, intercettate o indebolite.

II.5 anityâåuci-duïkhânâtmasu nitya-åuci-sukhâtma-khyâtir avidyâ

(Anitya asuci duhkha anatmasu nitya suci sukha atmakhyatir avidya)


anitya = impermanente aåuci = impuro duïkha = angoscia, dolore, sofferenza anâtmasu = non sé nitya = permanente åuci = puro sukha = felicità âtma = sé, essenza khyâtiï = vedere avidyâ = mancanza di saggezza, non vedere le cose come sono


In mancanza di questa saggezza, si scambia ciò che è non permanente, impuro, angosciante o vuoto di sé per permanenza, purezza, felicità e sé.

II.6 dëg-daråana-åaktyor ekâtmatevâsmitâ

(Drg-darsana-saktyor-ekatmatevasmita)


dëg = pura consapevolezza, testimone, vedente

daråana = visione, prospettiva

åaktyoï = potere

eka = uno

âtmatâ = individualità

eva = come se fosse, come, così

asmitâ = il senso dell'"io", egoismo


Il senso dell’“io” attribuisce l’identità alla pura consapevolezza identificandola con i sensi.

II.7 sukhânuåayî râgaï

(Sukhanusayi ragah)


sukha = felicità, piacere anuåayî = seguire râgaï = volere, desiderio, passione, attaccamento


L'attaccamento è un residuo di un'esperienza piacevole.

II.8 duïkhânuåayî dveæaï

(Duhkhanusayi dvesah)


duïkha = angoscia, dolore, sofferenza anuåayî = seguire dveæaï = avversione


L'avversione è un residuo della sofferenza.

II.9 sva-rasa-vâhî viduæo ‘pi tathârûèho ‘bhiniveåaï

(Svarasa-vahi viduso’pi taharudho’bhinivesah)


sva = proprio rasa = gusto vâhî = scorrente viduæaï = saggio, persona saggia api = anche, pari tathâ = così rûèhaï = radicato abhiniveåaï = autoconservazione


Aggrapparsi alla vita è istintivo e autoperpetuante, anche per i saggi.

II.10 te pratiprasava-heyâï sûkæmâï

(Te pratiprasava-heyah suksmah)


te = questi prati = riguardo a, verso, invertendo prasava = flusso, movimento, creazione, inizio heyâï = superato, sopraffatto sûkæmâï = sottile


Nella loro forma sottile, queste cause di sofferenza vengono attenuate vedendo da dove provengono.

II.11 dhyâna-heyâs tad-vëttayaï

(Dhyana-heyastad-vrttayah)


dhyana = assorbimento meditativo heyâï = sopraffatto, sopraffatto tad = suo, quello, di questi vëttayaï = modelli, svolte, movimenti


Nella loro forma grossolana, come modelli di coscienza, vengono sottomessi attraverso l'assorbimento meditativo.

II. kleåa-mûlaï karmâåayo dëæøâdëæøa-janma-vedanîyaï

(Klesamulah karmasayo drstadrsta janma vedaniya)


kleåa = causa di sofferenza, corruzione, ostacolo, afflizione, veleno mûlaï = radice karma = azione âåayaï = riserva, residuo dëæøa = visibile, percettibile adëæøa = invisibile janma = nascita vedanîyaï = da sperimentare


Le cause della sofferenza sono la fonte principale delle azioni; ogni azione deposita impressioni latenti in profondità nella mente, che saranno attivate e vissute più avanti in questa vita, o giacciono nascoste in attesa di una futura.

II.13 sati mûle tad-vipâko jâtyâyur-bhogâï

(Sati mule tadvipako jatyayurbhogah)


sati = esistente mûle = radice tad = suo, quello vipâkaï = maturazione, fruttificazione jâti = nascita, rango âyuï = durata della vita bhogâï = esperienza, godimento


Finché esiste questa fonte primaria, il suo contenuto maturerà in una nascita, una vita e un'esperienza.

II.14 te hlâda-paritâpa-phalâï puñyâpuñya-hetutvât

(Te hladaparitapaphalah punyapunyahetutvat)


te = loro, questi hlâda = delizia paritâpa = angoscia phalâï = frutto puñya = buono, virtuoso apuñya = cattivo, malvagio hetutvât = causalità


Questa vita sarà segnata da gioia o angoscia, in proporzione alle azioni buone o cattive che hanno creato il suo bagaglio di impressioni latenti.

II.15 pariñâma-tâpa-saäskâra-duïkhair guña-vëtti-virodhâc ca duïkham eva sarvam vivekinaï

(Parinama-tapa-samskara-duhkha ir –guna-vrtti-virodhac-ca duhkham-eva sarvam vivekinah)


pariñâma = trasformazione tâpa = angoscia saäskâra = impressioni latenti duïkhaiï = angoscia, dolore, sofferenza guña = qualità fondamentali della natura vëtti = modelli, svolte, movimenti virodhât = conflitto, opposizione ca = e duïkham = angoscia, dolore, sofferenza eva = così sarvam = tutto vivekinai = una persona di discernimento


Il saggio vede la sofferenza in ogni esperienza, sia che derivi dall'angoscia dell'impermanenza, sia da impressioni latenti grazie alla sofferenza, sia da un conflitto incessante, mentre le qualità fondamentali della natura combattono per il predominio.

II.16 heyaä duïkham anâgatam

(Heyam duhkham anagatam)


heyaä = sopraffatto, sopraffatto duïkham = angoscia, dolore, sofferenza anâgatam = futuro


Ma la sofferenza che non si è ancora manifestata può essere prevenuta.

II.17 draæøë-dëåyayoï saäyogo heya-hetuï

(Drastr-drsyayoh samyogo heya-hetuh)


draæøë = veggente, testimone, pura consapevolezza dëåyayoï = ciò che è visto saäyogaï = unione, accoppiamento heya = superato, sopraffatto hetuï = causa


La causa evitabile di tutta questa sofferenza è l'apparente indivisibilità della pura consapevolezza e di ciò che essa riguarda.

II.18 prakâåa-kriyâ-sthiti-åîlaä bhûtendriyâtmakaä bhogâpavargârthaä dëåyam

(Prakasa-kriya-sthiti-silam bhutendriyatmakam bhogapavargartham drsyam)


prakāṇa = luminosità kriyā = azione sthiti = stabilità, fermezza āṇa = carattere bhūta = elemento indriya = apparato sensoriale āṇaka = sé, essenza bhoga = esperienza, godimento apavarga = emancipazione, liberazione arthaā = significato, scopo, approccio dāyam = ciò che si vede


Ciò che la consapevolezza considera, vale a dire il mondo fenomenico, incarna le qualità di luminosità, attività e inerzia; include se stessi, composto sia dagli elementi che dai sensi; ed è il terreno sia dell'esperienza sensoriale che della liberazione.

II.19 viåeæâviåeæa-liògamâtrâliògâni guña-parvâñi

(Visesavisesa-lingmatralingani guna-parvani)


viåeæa = differenza, distinzione; distinto aviåeæa = indistinto liòga = segno, caratteristica mâtra = solo aliògâni = indifferenziato, senza segni guña = qualità fondamentali della natura parvâñi = livello, stato


Tutti gli ordini dell'essere - indifferenziato, differenziato, indistinto, distinto - sono manifestazioni delle qualità fondamentali della natura.

II.20 draæøâ dëåi-mâtraï åuddho ‘pi pratyayânupaåyaï

(Drasta drsimatra suddho’pi pratyayanupasyah)


Drasta = colui che vede, il percettore;

Drsi = la potenzialità di vedere e percepire;

Matra = mèra, sola;

Suddha (h-o) = pura, incontaminata, priva di difetti;

Api = tuttavia;

Pratyaya = percezione, pensiero, intenzione, rappresentazione

Anu = mediante, attraverso, via;

Pasya (h) = colui che ha Visto o percepito.


La pura consapevolezza è semplicemente vedere, in sé; sebbene pura, di solito sembra operare attraverso la mente che percepisce.

II.21 tad-artha eva dëåyasyâtmâ

(Tad-arth eva drsyasyatma)


tad = suo, quello artha = significato, scopo, approccio eva = così dëåyasya = di ciò che è visto âtmâ = sé, essenza


In sostanza, il mondo fenomenico esiste per rivelare questa verità.

II.22 këtârtham prati naæøam apyanaæøaä tad anya-sâdhârañatvât

(Krtartham prati nastam apyanastam tad-anya-sadharanatvat)


këta = fatto, compiuto artham = significato, scopo, approccio prati = riguardo a, verso, invertendo naæøam = cessato api = anche anaæøaä = non cessato tad = suo, quello anya = altro sâdhârañatvât = esperienza comune


Una volta che ciò accade, il mondo fenomenico non appare più come tale; continua però a esistere come una realtà comune a tutti gli altri.

II.23 sva-svâmi-åaktyoï svarûpopalabdhi-hetuï saäyogaï

(Sva-svami-saktyoh sva-rupopalabdhi-hetuh samyogah)


sva = proprio svāmi = proprietario āktyū = potere sva = proprio rūpa = forma upalabdhi = acquisizione hetuī = causa, ragione saāyogaī = unione, accoppiamento

È in virtù dell'apparente indivisibilità del mondo fenomenico e della pura consapevolezza che il primo sembra possedere i poteri del secondo.

II.24 tasya hetur avidyâ

(Tasya hetur-avidya)


tasya = di questo, quello hetuï = causa, ragione avidyâ = mancanza di saggezza, non vedere le cose come sono


La causa di questo fenomeno è il fatto di non vedere le cose come sono.

II.25 tad-abhâvât saäyogâbhâvo hânaä tad-dëåeï kaivalyam

(Tad-abhavat-samyogabhavo hanam tad-drseh kaivalyam)


tad = suo, quello abhâvât = non-esistenza, non-divenire, scomparsa saäyoga = unione, associazione, mescolanza abhâvaï = non-esistenza, non-divenire, scomparsa hânaä = cessazione tad = suo, quello dëåeï = vedere kaivalyam = emancipazione, isolamento della pura consapevolezza


Con la realizzazione, l'apparenza di indivisibilità svanisce, rivelando che la consapevolezza è libera e non toccata dai fenomeni.

II.26 viveka-khyâtir aviplavâ hânopâyaï

(Viveka-khyatir-aviplava hanopayah)


viveka = discriminazione khyâtiï = vedere aviplavâ = continuo, ininterrotto hâna = cessazione upâyaï = significa


L'apparente indivisibilità tra vedere e ciò che è visto può essere sradicata coltivando una discriminazione ininterrotta tra la consapevolezza e ciò che essa considera.

II.27 tasya saptadhâ prânta-bhûmiï prajõâ

(Tasya saptadha pranta-bhumih prajna)


tasya = di questo, quello saptadhâ = sette volte pranta = ultimo bhûmiï = palcoscenico, livello prajõa = saggezza


Al livello più alto della discriminazione, la saggezza si estende a tutti i sette aspetti della natura.

II.28 yogâògânuæøhânâd aåuddhi-kæaye jõâna-dîptir âviveka-khyâteï

(Yoganga anusthanad-asuddhi-ksaye jnanadiptir-a-viveka-khyateh)


yoga = processo di unione; unione aòga = arto, componente anuæøhânât = esecuzione, pratica aåuddhi = impurità kæaye = diminuzione, decrescita jõâna = conoscenza dîptiï = radiosità a = estensione a viveka = discriminazione khyâteï = visione


Quando si praticano le componenti dello yoga, le impurità diminuiscono; allora la luce della comprensione può risplendere, illuminando la via verso la consapevolezza discriminativa.

II.29 yama-niyamâsana-prâñâyâma-pratyâhâra-dhârañâ-dhyâna-samâdhayo ‘æøâv aògâni

(Yama-niyama-asana-pranayama-pratyahara-dharana-dhyana-samadhayo ‘stavangani)


yama = disciplina esterna

iyama = disciplina interna

âsana = postura

prâñâyâma = regolazione del respiro

pratyâhâra = ritiro dei sensi

dhârañâ = concentrazione

dhyana = assorbimento meditativo

samâdhayaï = unità, integrazione

aæøâu = otto

aògâni = arti, parti


Gli otto componenti dello yoga sono la disciplina esterna, la disciplina interna, la postura, la regolazione del respiro, la concentrazione, l'assorbimento meditativo e l'integrazione.

II.30 ahimsâ-satyâsteya-brahmacaryâparigrahâ yamâï

(Ahimsa-satya-asteya-brahmacarya-aparigraha yamah)


ahimsa = non nuocere satya = veridicità, verità asteya = non rubare brahmacarya = celibato, condotta impeccabile aparigrah = non essere avido yamâi = disciplina esteriore


Le (cinque) discipline esterne sono: non nuocere, essere sinceri, non rubare, essere celibe e non essere avari.

II.31 ete jâti-deåa-kâla-samayânavacchinnâï sârva-bhaumâ mahâvratam

(Ete jati-desa-kala-samayanavacchinnah sarvabhauma mahavratam)


ete = questi jāti = nascita, rango deāa = luogo kāla = tempo samaya = circostanza anavacchinnāi = illimitato, indipendentemente da sārva = tutto bhaumā = a un livello mahā = grande vratam = voto, impegno


Queste discipline universali, che trascendono la nascita, il luogo, l'epoca o le circostanze, costituiscono il grande voto dello yoga.

II.32 åauca-santoæa-tapaï-svâdhyâyeåvara-prañidhânâni niyamâï

(Sauca-samtosa-tapa-svadhyayesvara-pranidhanani niyamah)


åauca = purezza santoæa = appagamento tapaï = calore, intensità della disciplina, austerità svâdhyâya = studio di sé îåvara = ideale divino di pura consapevolezza prañidhânâni = resa, dedizione, applicazione, allineamento niyamâi = disciplina interiore


Le cinque discipline interne sono la purificazione corporea, la contentezza, l'intensità, lo studio di sé e l'orientamento verso l'ideale della pura consapevolezza.

II.33 vitarka-bâdhane pratipakæa-bhâvanam

(Vitarka-badhane prati-paksa-bhavanam)


vitarka = pensiero analitico, pensieri malsani bâdhane = respingente pratipakæa = opposto bhâvanam = realizzare, diventare


I pensieri malsani possono essere neutralizzati coltivando quelli sani.

II.34 vitarkâ himsâdayaï këta-kâritânumoditâ lobha-krodha-moha-pûrvakâ mëdu-madhyâdhimâtrâ duïkhâjõânânanta-phalâ iti pratipakæa-bhâvanam

(Vitarka himsadayah krta-karitanumodita lobha-krodha-moha-purvaka mrdumadhyadhimatra duhkha-jnananantaphala iti pratipaksa-bhavanam)


vitarkâ = pensiero analitico, qui: pensieri negativi himsâ = danneggiare âdayaï = eccetera këta = fatto, compiuto kârita = causato, istigato anumoditâ = approvato lobha = avidità krodha = rabbia moha = illusione pûrvakâ = preceduto da mëdu = lieve madhya = moderato adhimâtrâ = estremo, intenso duïkha = angoscia, dolore, sofferenza âjõâna = ignoranza ananta = infinito, sconfinato phalâ = frutto iti = così pratipakæa = opposto bhâvanam = realizzare, diventare



Noi stessi possiamo agire in base a pensieri malsani, come il desiderio di fare del male a qualcuno, oppure possiamo causarli o tollerarli negli altri; i pensieri malsani possono nascere da avidità, rabbia o illusione;
possono essere lievi, moderati o estremi; ma non cessano mai di maturare in ignoranza e sofferenza. Ecco perché bisogna coltivare pensieri sani.

II.35 ahimsâ-pratiæøhâyâà tat-sannidhau vaira-tyâgaï

(Ahimsa-pratisthayam tat-sannidhau vaira-tyagah)


ahimsâ = non nuocere pratiæøhâyâà = basato su, fondato su tat = quello, questi sannidhau = presenza vaira = ostilità tyâgaï = abbandono


Essere saldamente radicati nella non violenza crea un'atmosfera in cui gli altri possono abbandonare la loro ostilità.

II.36 satya-pratiæøhâyâä kriyâ-phalâårayatvam

(Satya-pratisthayam kriya-phalasrayatvam)


satya = veridicità, verità pratiæthâyâä = basato su, fondato su kriyâ = azione phala = frutto âårayatvam = riposare su


Per coloro che sono radicati nella sincerità, ogni azione e le sue conseguenze sono intrise di verità.

II.37 asteya-pratiæøhâyâä sarva-ratnopasthânam

(Asteya-pratisthayam sarva-ratnopasthanam)


asteya = non rubare pratiæthâyâä = basato su, fondato su sarva = tutto ratna = gioiello upasthânam = avvicinarsi, materializzarsi


Per coloro che non hanno alcuna inclinazione a rubare, il vero tesoro è a portata di mano.

II.38 brahmacarya-pratiæøhâyâm vîrya-lâbhaï

(Brahma-carya-pratisthayam virya-labhah)


brahmacarya = celibato, condotta impeccabile pratiæthâyâä = basato su, fondato su vîrya = energia, vigore lâbhaï = acquisito


I casti acquisiscono vitalità.

II.39 aparigraha-sthairye janma-kathantâ-sambodhaï

(Aparigraha-sthairye-janma-kathanta sambodhah)


aparigraha = non essere acquisitivo sthairye = essere sistemato janma = nascita kathantâ = capire il perché sambodhaï = intuizione


La libertà dal desiderio svela il vero scopo dell'esistenza.

II.40 åaucât svâòga-jugupsâ parair asansargaï

(Saucat-svanga-jugupsa parair-asamsargah)


åaucât = purezza sva = proprio aòga = arto, componente jugupsâ = avversione, distacco paraiï = altro asansargaï = libertà dal contatto


Con la purificazione corporea, il corpo cessa di essere irresistibile, così come il contatto con gli altri.

II.41 sattva-åuddhi-saumanasyaikâgryendriya-jayâtma-daråana-yogyatvâni ca

(Sattva-suddhi-saumanasyaikagryendriya-jayatma-darsana-yogyatvani)


sattva = chiarezza, luminosità; un'essenza fondamentale della natura, o guna åuddhi = purezza saumanasya = letizia eka = uno agrya = appuntito indriya = apparato sensoriale jaya = padronanza âtma = sé, essenza daråana = visione, prospettiva yogyatvâni = capacità ca = e


La purificazione porta anche chiarezza, felicità, concentrazione, padronanza dei sensi e capacità di consapevolezza di sé.

II.42 santoæâd anuttamaï sukha-lâbhaï

(Samtosad-anuttama sukha-labhah)


santoæât = contentezza anuttamaï = insuperabile sukha = felicità lâbhaï = acquisito


La contentezza porta una gioia insuperabile.

II.43 kâyendriya-siddhir aåuddhi-kæayât tapasaï

(Kayendriya-siddhir-asuddhi-ksayat-tapasah)


kāya = corpo indriya = apparato sensoriale siddhiā = perfezione aṅuddhi = impurità kāayāt = diminuzione, decrescita tapasaā = calore, intensità della disciplina, austerità


Quando una disciplina intensa brucia le impurità, il corpo e i suoi sensi diventano estremamente raffinati.

II.44 svâdhyâyâd iæøa-devatâ-samprayogaï

(Svadhyayad-ista-devata-samprayogah)


svâdhyâyât = autoapprendimento iæøa = desiderato devatâ = divinità samprayogaï = contatto


Lo studio di sé approfondisce la comunione con la propria divinità personale.

II.45 samâdhi-siddhir îåvara-prañidhânât

(Samadhi-siddhir-isvara-pranidhanat)


samādhi = unità, integrazione siddhiā = perfezione āvara = ideale divino di pura consapevolezza praṇidhānāt = resa, dedizione, applicazione, allineamento


Attraverso l'orientamento verso l'ideale della pura consapevolezza, si può raggiungere l'integrazione.

II.46 sthira-sukham âsanam

(Sthira-sukham-asanam)


sthira = fermo, stabile sukham = felicità âsanam = postura


Le posizioni della meditazione dovrebbero incarnare stabilità e facilità.

II.47 prayatna-åaithilyânanta-samâpattibhyâm

(Prayatna-saithilyananta-samapattibhyam)


prayatna = sforzo åaithilya = rilassamento ananta = infinito, sconfinato samâpattibhyâm = coalescenza, contemplazione unificata


Ciò avviene quando ogni sforzo si allenta e si instaura la coalescenza, rivelando che il corpo e l'universo infinito sono indivisibili.

II.48 tato dvandvânabhighâtaï

(Tato dvandvanabhighatah)


tataï = quindi, da questi, da quello dvandva = gioco degli opposti, dualità anabhighâtaï = isolamento, essere al di là del disturbo


Allora non si è più turbati dal gioco degli opposti.

II.49 tasmin sati åvâsa-praåvâsayor gati-vicchedaï prâñâyâmaï

(Tasmin-sati svasa-prasvasa-yor-gati-viccheddah pranayamah)


tasmin = in questo sati = esistente åvâsa = inspirazione praåvâsayoï = espirazione gati = flusso vicchedaï = cessazione, interruzione prâñâyâmaï = regolazione del respiro


Rilassando lo sforzo, il flusso di inspirazione ed espirazione può essere arrestato: questo è chiamato regolazione del respiro.

II.50 bâhyâbhyantara-stambha-vëttir deåa-kâla-saòkhyâbhiï-paridëæøo dîrgha-sûkæmaï

(Bahyabhyantara-stambha-vrttir-desa-kala-samkhya-bhih paridrsto dirghasuksmah)


bâhya = esterno abhyantara = interno stambha = stazionario vëttiï = schema, rotazioni, movimenti deåa = luogo kâla = tempo saòkhyâbhiï = numero paridëæøaï = osservato, misurato, scrutato dîrgha = lungo sûkæmaï = sottile


Osservando i movimenti di ogni respiro - inspirazione, espirazione, pausa - in termini di durata, numero e area di attenzione, il respiro diventa ampio e sottile.

II.51 bâhyâbhyantara-viæayâkæepî caturthaï

(Bahyabhyantara-visayaksepi caturthah)


bâhya = esterno abhyantara = interno viæaya = oggetto (dell'esperienza), fenomeno âkæepî = trascendente caturthaï = quarto


Quando si comincia a prendere consapevolezza, la distinzione tra inspirazione ed espirazione svanisce.

II.52 tataï kæîyate prakâåâvarañam

(Tatah ksiyate prakasavaranam)


tataï = quindi, da questi, da quello kæîyate = scompare prakâåa = luminosità âvarañam = copertura, velo, strato


Poi il velo si solleva dalla luminosità della mente.

II.53 dhârañâsu ca yogyatâ manasaï

(Dharanasu ca yogyata manata)


dhârañâsu = concentrazione ca = e yogyatâ = capacità manasaï = mente


E il potenziale di concentrazione della mente viene realizzato.

II.54 sva-viæayâsamprayoge cittasya svarûpânukâra ivendriyâñâm pratyâhâraï

(Sva-visayasamprayoge citta-svarupanukara ivendriyanam pratyaharah)


sva = proprio viæaya = oggetto (dell'esperienza), fenomeno asamprayoge = disaccoppiamento cittasya = coscienza sva = proprio rûpa = forma anukâra = imitazione, seguire l'esempio iva = come, così, per così dire indriyâñâm = apparato sensoriale pratyâhâraï = ritiro dei sensi


Quando la coscienza si interiorizza disaccoppiandosi dagli oggetti esterni, i sensi fanno lo stesso; questo fenomeno è chiamato ritiro dei sensi.

II.55 tataï paramâ vaåyatendriyâñâm

(Tatah parama vasyatendriyanam)


tataï = quindi, da questi, da quello paramâ = ultimo, supremo, purissimo vaåyata = obbedienza, sottomissione indriyâñâm = apparato sensoriale


Allora i sensi sono completamente al servizio della realizzazione.

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