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Virabhadrasana - Il Guerriero



In sanscrito, Virabhadra non significa "guerriero", ma è un nome proprio, di una divinità, composto da due termini: Vira e Bhadra. 

Il primo, Vira ( वीर ) significa eroe, uomo coraggioso, figlio maschio, eroismo, sacro fuoco rituale.

Il secondo, Bhadra (भद्र), significa buono, benevolo, di buon auspicio, bello, felice, grandioso, ma anche ferro, acciaio, oro, prosperità e vari altri concetti.


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Virabhadrasana I rappresenta l'eroe mentre si reca a Yaga, brandisce la grande spada sopra la testa ed essendo stato generato da una ciocca gettata in terra, è solido come questo elemento e da esso trae la sua grande forza. Questa posizione è tradizionalmente connessa infatti con la stabilità, sottolineata dalle gambe molto larghe, con il primo chackra e con la ricerca di forza interiore.


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Virabhadrasana II rappresenta l'eroe mentre prende chiaramente la mira, con la spada o forse con l'arco, per sconfiggere il suo nemico. Secondo le fonti classiche Virabhadrasana II acuisce la concentrazione della mente come poche altre posizioni.


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Virabhadrasana III è una posizione molto diversa dalle due precedenti, si abbandona la solidità e la forza a favore della ricerca di una condizione di equilibrio. In prima istanza rappresenta il momento in cui viene inferto il colpo di spada con cui viene recisa la testa di Daksha oppure la freccia scoccata dall'arco dell'eroe. Più in profondità, secondo la tradizione spirituale indiana non dualista: guerriero, spada e colpo oppure e arcere, arco e freccia  sono una cosa soltato, così come uomo, spirito e divinità, protési verso il ricongiungimento. L'ego è ormai vinto, l'eroe cerca pace. Ucciso Daksha, Shiva ha compassione e ritrova il proprio equilibrio, centro dell'universo.


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